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In un'epoca segnata da un'estrema volontà di rottura dei linguaggi artistici tradizionali e dalla contestuale esplorazione di nuove modalità espressive - si pensi all'atonalismo espressionista o al metodo dodecafonico - l'opera di Bartók segue una strada divergente, trasformando sistematicamente elementi e stilemi popolari in forme universali. In questa prospettiva, la «Sonata per due pianoforti e percussioni» si mostra come uno dei più alti esempi di quella incredibile dote creativa che unisce la tradizione con l'innovazione e l'originalità. Di quest'opera il presente volume presenta una specifica e puntuale analisi musicologica. La scelta dell'organico è già di per sé una dichiarazione musicale: il pianoforte, strumento classico e romantico per eccellenza, viene accostato alle «neonate» percussioni, le quali gradualmente si affermeranno come una delle famiglie strumentali più indagate dai compositori del XX sec. Componendo per due pianoforti e per un set percussivo che comprende una quindi quindicina di strumenti, Bartók amplifica enormemente il potenziale timbrico, dinamico ed espressivo dell'opera offrendo un'inedita varietà di soluzioni musicali.